Trovarmi con “Quel signore di Scandicci. Quarant’anni con Bobo” di Sergio Staino in mano è stato abbastanza naturale avendo io lavorato per dieci anni al fianco di Staino nelle vesti di assistente.
Introdotto da Dacia Maraini il libro ripercorre tutta la storia a fumetti e non solo di Bobo che di Staino è alter ego disegnato. Ogni capitolo temporale si apre con uno scritto di Staino stesso che contestualizza storicamente e personalmente le vignette, strisce o storie che seguiranno dando modo al lettore di approcciarsi al libro con un occhio alla storia privata di Bobo e uno a quella storica e politica. Quel che colpisce di Bobo infatti è il suo radicamento nella realtà, il suo raccogliere in sé i vari aspetti che costituiscono l’esistenza umana. La famiglia, l’amore, la politica, la musica, la poesia, le piccole e grandi gioie e delusioni quotidiane e le grandi passioni collettive. Bobo li racchiude tutti e questa confessione delle proprie debolezze crea un processo di identificazione per cui ridere di Bobo è come ridere di noi stessi e così esorcizzare le nostre falle. Forse Bobo è un perdente della Storia ma trova sempre una ragione per non arrendersi, fosse anche solo nel nome di una speranza. E come lui anche noi, la nostra vita quotidiana è fatta di piccoli tasselli della cui eccezionalità ed enormità ci rendiamo conto spesso solo guardando indietro.
“Quel signore di Scandicci. Quarant’anni con Bobo” è un libro divertente, intimo, che non nasconde niente e che con un sorriso ci mette di fronte a questa piccola cosa enorme chiamata vita.
Consigliato per chi vuole un bignami di storia d’Italia e degli italiani a fumetti.