I romanzi che raccontano anche un po’ di contesto storico mi sono sempre piaciuti. A parte i Miserabili di Hugo in cui di contesto ce n’era anche troppo, quando un autore riesce a ricostruire l’atmosfera di un’epoca, ha spesso e volentieri la mia totale attenzione. E’ questo il caso di “Chiederò perdono ai sogni” di Sorj Chalandon.
Il romanzo è interessante perché al di là della ricostruzione del conflitto nord irlandese racconta la vita e i pensieri di un uomo che che per il suo tradimento è stato ucciso. “Chiederò perdono ai sogni” infatti si ispira alla storia vera di Denis Donaldson, membro dell’IRA che nel 2005 dichiarò di essere stato un informatore dei servizi segreti britannici. Chalandon sposta la confessione un anno avanti e la data di nascita del protagonista, nella finzione Tyrone Meehan, 25 anni indietro per questioni narrative e per dare anche proprio più contesto storico al romanzo ma la sostanza non cambia: è Meehan-Donaldson che racconta il suo punto di vista, che si tratti di spiegare perché ha abbracciato la lotta armata o perché è passato dall’altra parte.
Chalandon non giudica, è anzi molto asciutto sia nello stile che nella sostanza riuscendo pure a creare empatia con il protagonista. Racconta i dubbi di Donaldson/Meehan, i suoi tormenti interiori, ma anche la dignità di chi si è trovato davanti a una scelta così lacerante. Il punto è proprio qui, che nessuna decisione è bianca o nera e che le ragioni profonde che muovono gli esseri umani sono spesso incomprensibili all’esterno ma non per questo spetta all’esterno darne giudizi trancianti senza aver prima ascoltato il punto di vista dell’altro.
Consigliato per chi vuole fare un viaggio nell’Irlanda del nord e nelle inevitabili zone grigie della vita.