Cultura. Questa parola così semplice nella forma, così complessa nella sostanza, così spesso misconosciuta nelle sue sfaccettature. Che cos’è dunque la cultura?
Ho sempre avuto l’impressione che chi non la frequenti la consideri una cosa noiosa e da sfigati. Ebbene, come in tutte le cose c’è cultura noiosa e c’è cultura meno noiosa, tutto dipende da chi ne fruisce. Cultura non è solo un quadro che non capiamo, un film lento in bianco e nero, un libro che non finisce più. Cultura è anche un fumetto che ci fa ridere, un saltimbanco che per un’ora ci riporta alla leggerezza dell’infanzia, una poesia che descrive esattamente come ci sentivamo la prima volta che abbiamo visto l’amore della nostra vita. Insomma, cultura è quell’insieme di modalità espressive che l’essere umano si è inventato per raccontare qualcosa di sé, della propria identità, dalle pitture rupestri preistoriche alla musica suonata nelle piazze. Cultura è spirito, anima, perché non di solo corpo siamo fatti.
Si potrebbe argomentare che allora quando raccontiamo tutti facciamo cultura e che anche un “buongiornissimo caffè” sulla propria bacheca Facebook racconta qualcosa di sé. Diciamo che non è esattamente la stessa cosa. La particolarità del lavoro culturale è che ciò che viene creato da un singolo (o da un collettivo che sia) riesce poi a parlare a un numero di persone diverse e sconosciute tra loro.
Viviamo in un paese che ha avuto una produzione culturale sconfinata, studiata e visitata da milioni di visitatori (covid permettendo), ma come con i musei che non visitiamo perché tanto li abbiamo lì, c’è sempre tempo, la bistrattiamo come se non fosse importante, riducendola ad ancella del profitto ora e subito senza pensare che l’identità, il popolo, “la patria” di cui tanti si riempiono la bocca a sproposito, si fanno anche attraverso la cultura e il raccontarsi chi siamo e da dove veniamo.
Ma visto che ho toccato il tema del profitto arrivo anche al profitto culturale: ogni volta che ascoltiamo una canzone che ci piace alla radio, ogni volta che guardiamo un video che gira su Facebook di quel comico che tanto ci fa ridere, ogni volta che copiamo sui nostri diari una citazione tratta da un qualche libro, pièce teatrale, poesia, film o canzone, stiamo affondando le mani in un oceano di cultura. Quello che spesso ci dimentichiamo è che quella canzone, quel video, quel libro qualcuno li ha creati. Qualcuno ci ha speso del tempo, dei soldi, delle competenze, qualcuno che non ha fatto tutto da solo perché il mondo della cultura e dello spettacolo è fatto anche di autori, di maestranze, di tecnici, di manager, di maschere, di chi mi sono dimenticata, di persone che hanno fatto della cultura la loro vita. Persone che con quel prodotto ci guadagnano, ci pagano l’affitto, le bollette, i libri scolastici per i figli e tutto ciò che paga una qualunque persona che fa altri lavori. Persone che con i profitti di quel prodotto fanno girare l’economia di altri settori.
Non so se per tutti è così ma almeno per me lo era prima che nel mondo culturale mi ci trovassi a lavorare: si tende a pensare agli artisti come persone diverse da noi, con bisogni e interessi diversi per il solo fatto di essere artisti. Invece no, gli artisti, di qualunque genere, sono proprio come tutti gli altri, hanno semplicemente scelto un lavoro diverso, a volte più remunerativo a volte decisamente meno. Spesso si pensa al mondo dello spettacolo e della cultura come un mondo di mera apparenza e privilegio, non si pensa mai che chi fa un lavoro culturale a volte fa quello semplicemente perché è quello in cui è bravo e che gli piace. E checché se ne pensi, è impegnativo.
Un po’ come con la politica ci siamo abituati a pensare che tutti sappiano fare tutto con lo schiocco delle dita e invece no. Anche qui ci vuole tempo, ci vuole studio. Io sono principalmente una fruitrice di cultura che talvolta si diletta nella creazione di piccole cose che poi rimangono nella cerchia generalmente della mia casa e poco oltre ma so quanto tempo si possa passare alla ricerca della parola giusta per esprimere con precisione quel concetto, dell’armonia giusta per esprimere quella sensazione e nessun’altra, del ritmo giusto per portare a una risata e non a un imbarazzato silenzio. Non è facile, non è veloce e non tutti sanno farlo.
E’ evidente quanto il tema “cultura” mi tocchi da vicino. Nel mondo culturale un po’ ci sono nata quindi, banalmente, è casa, un approdo sicuro, qualcosa che conosco. Cultura per me è conoscenza, tasselli da mettere insieme per capire cosa succede e cosa è successo. Il prodotto culturale non è mai scollegato dalla società che lo ha prodotto altrimenti non avrebbe trovato terreno per nascere proprio lì in quel momento quindi è una lettura del mondo che c’è o che c’è stato. Magari anche un po’ più appassionante di un saggio storico perché, come cantava De Gregori, “la storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere” e sarà molto più avvincente leggere il passato attraverso una storia che racconti qualcosa di simile a noi.
Cultura per me è un viaggio, conoscere popoli, epoche e realtà diverse, a volte quando scelgo un nuovo libro da leggere mi chiedo proprio se ho voglia di entrare in quel mondo lì.
Cultura è scoprire modi diversi di vedere il mondo e pensare che si potrebbero adattare anche al mondo che si conosce.
Cultura è esprimersi, trovare un modo in cui riversare le proprie emozioni in maniera sana.
Cultura è riconoscersi e a volte comprendersi attraverso le parole che qualcun altro ha trovato per noi.
Cultura è crescere, imparare, qualunque cosa, da chiunque, perché nella vita tutto fa brodo.