Qualche giorno fa, nell’unico girovagare realmente consentito di questi tempi ossia quello web, mi sono imbattuta nel commento che un follower faceva a Cristina Donà, cantante che seguo con piacere anche per la sua immensa carica umana. Il follower le che chiedeva perché gli artisti non combattessero più per la verità e in questo periodo fossero muti.

Per curiosità sono andata a vedere il profilo dell’estensore della domanda, caratterizzato per lo più da critiche al vaccino per cui mi sento in diritto di dubitare della verità per cui vorrebbe una lotta degli artisti ma non è di questo che voglio parlare. Mi sono interrogata piuttosto sulla domanda: perché gli artisti sono muti? E me ne sono fatta un’altra: abdicano al loro ruolo se in un momento dato non hanno nulla da dire? Seguita da: in mezzo a una pandemia è giusto che parlino gli artisti o non è meglio che parlino medici, virologi, epidemiologi, immunologhi? Avrei voluto scrivere che gli artisti hanno parlato in questi mesi, hanno scritto, hanno cantato, hanno recitato, hanno fatto quello che sanno fare. Alcuni hanno anche parlato della situazione ma con l’umiltà di farlo a titolo personale, senza credersi portatori di verità assolute solo perché artisti perché fondamentalmente un artista, prima che un artista, è una persona. Ma questo è un altro discorso che ho già toccato altrove.

La catena delle domande quindi proseguiva e arrivava al chiedermi a chi credere in mezzo a questa pletora di informazioni e pareri perché va bene che dobbiamo imparare a governare l’incertezza ma da qui pare che sia più l’incertezza a governare noi, nessuno escluso. E così mi trovo a seguire vari divulgatori su Instagram alla ricerca spasmodica di una verità che mi rassicuri non tanto nei suoi contenuti quanto nelle modalità con cui viene espressa. Una verità estrapolata da studi scientifici, da sperimentazioni verificate e un’incertezza messa in conto e comunicata apertamente. Ma una verità che mi dia una certezza, fosse anche che non esistono certezze e che stiamo facendo del nostro meglio per trovare delle risposte.

Però i giorni passavano e le domande proseguivano e mi facevano più paura: e se avessero ragione loro? Se avesse ragione chi non si vuole vaccinare, chi si assembra senza mascherine, chi dichiara che il covid è solo un’influenza? Come faccio a sapere con certezza che ho ragione io a seguire il più possibile le regole che ci sono state imposte in questi dieci mesi senza fiatare? Mi sono chiesta se sia giusto accettare passivamente le restrizioni, se davvero non è un complotto cinese per distruggere le economie concorrenti e se non ho il diritto di fare come voglio. 

Poi ho pensato che nonostante abbia uno spirito solitario non sono fatta per le restrizioni prolungate e questa virata da bastian contrario era la dimostrazione di come la limitazione della libertà stesse giocando con il mio cervello e probabilmente con quello di molte altre persone e ho avuto una gran voglia che tutto questo finisse e che potessi tornare a inventare scuse per non uscire anziché perché mi sto attendendo scrupolosamente all’ennesimo Dpcm.

Poi però mi sono ricordata che le epidemie ci sono sempre state e che ogni volta, le popolazioni che ne sono state colpite probabilmente credevano di vivere nel mondo più civilizzato possibile perché ancora non avevano visto i mondi futuri. E allora mi sono chiesta: non è che il problema siamo noi che crediamo di vivere nel migliore dei mondi possibili e non accettiamo che possa verificarsi un evento che credevamo ormai relegato a un mondo che non ci riguarda più perché siamo al di sopra? Non è che la credenza che sia l’uomo a governare il mondo e non viceversa ci sta mettendo in una prospettiva sbagliata?

Ecco, mi sono chiesta se non stessimo sbagliando le domande e l’approccio. Dopotutto siamo noi che andiamo e veniamo su questa terra. Le montagne, i mari, i prati, i boschi, le pianure, le colline, sono sempre stati qui. 

2 pensieri riguardo “Tante domande e poche risposte

  1. le restrizioni prolungate, per usare una tua espressione, è messa in campo per contenere assembramenti che sono veicoli di contagio. A nessuno fa piacere questo stato di cose ma dobbiamo pensare di convivere con il coronavirus fino a che si ultimeranno le vaccinazioni.
    Su questo punto poi intervengono i no-vax così come i negazionisti. A tal proposito, proprio oggi nei Tg hanno intervistato un contagiato guarito che all’origine era un negazionista e si è dovuto ricredere, lanciando anche un messaggio agli scettici….

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    1. Sì sì, lo so, leggo e ascolto informazioni sul coronavirus tutti i giorni, so che le restrizioni hanno un senso e mi attengo (e continuerò a farlo) il più scrupolosamente possibile alle norme. La constatazione sul mio stato di stanchezza della situazione è solo un dato di fatto che colgo.

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