Una delle mie voci femminili preferite, ma fondamentalmente quella che si gioca il primo posto insieme a Nina Simone, è quella di PJ Harvey. Stories from the city, stories from the sea è il suo quinto album in studio, uscito nel 2000, ed è il primo che ho ascoltato quando avevo circa 17 anni.
In tutta la produzione di Harvey forse è anche il più accessibile visto che nelle parole della Harvey stessa è un album “pop secondo PJ Harvey” nonostante la scherzosa aggiunta che “probabilmente è quanto di meno pop ci sia secondo gli standard della maggioranza delle persone”. Chi invece conosce la discografia della Harvey invece capisce perfettamente perché Stories from the city, stories from the sea è a suo modo un album pop.
La sperimentazione musicale è ridotta al minimo, quasi tutte le canzoni si inseriscono nella forma canzone classica ma non per questo la qualità ne risente, anzi. Le distorsioni della chitarra si fanno meno grasse ma quando PJ decide di pestare, lo fa, ascoltare Kamikaze per credere. L’album si apre con la potenza epica di Big exit e si chiude con la malinconica We float in cui il falsetto di PJ diventa suadente e trapassante più che mai. Nel mezzo richiami a signore del rock come Patti Smith e Chrissie Hynde, duetti con Thom Yorke e, riprendendo una delle tracce dell’album, this is love, this is love that I’m feeling.
Consigliato per chi vuole potenza, melodia e una delle voci più espressive del rock.
Pezzi preferiti: Big exit, This is love, We float