Quando parliamo di Africa ne parliamo come se fosse un unicum, un po’ come se noi italiani, che già storciamo la bocca quando ci avvicinano ai francesi, venissimo inseriti in un unico grande calderone chiamato Europa. Quindi, così come ci sono varie sfumature di Europa, esistono ancora più sfumature di Africa. Ryszard Kapuściński, corrispondente da vari paesi africani tra la fine degli anni ’50 e i primi ’90, ne ha raccolte alcune in Ebano.
La prima cosa da fare quando si apre Ebano è lasciarsi alle spalle l’approccio occidentale alla vita. L’Africa ha delle dinamiche proprie che affondano le radici in uno sviluppo radicalmente diverso da quello europeo e così va affrontata per poterla conoscere.
Nei suoi reportage Kapuściński lo tiene bene a mente e anzi, nei limiti del possibile (è pur sempre bianco ed è difficile passare inosservato) cerca di vivere come gli abitanti dei vari paesi che visita, abitando in case povere infestate da insetti, zanzare e caldo, sposandosi il più possibile con mezzi pubblici, facendosi ospitare in umili capanne e aspettando per giorni che passi un camion di passaggio per lasciare un’oasi. La caducità della vita, la vaghezza, le distanze che non si misurano in chilometri ma in ore, giorni e condizioni meteorologiche, il valore dell’acqua, l’importanza degli antenati e il senso di appartenenza tribale, dal Ghana a Zanzibar, dall’Uganda all’Eritrea, dall’Etiopia al Senegal, dalla giungla tropicale al deserto, Kapuściński introduce il lettore in un mondo pressoché sconosciuto, a tratti incomprensibile, per lunghi frangenti senza speranza, ma fondamentale per avere un’idea un po’ meno vaga di cosa parliamo quando parliamo di Africa.
La scrittura a tratti è un po’ troppo carica, quasi eccessiva ma è un piccolo peccato perdonabile davanti al ritratto, parziale, di un continente di cui in tanti parliamo a vanvera.
Consigliato per chi sia pronto a scardinare le sue condizioni e vedere che fuori dal nostro ci sono altri mondi che per chi li abita hanno perfettamente senso.
Post scriptum doveroso: il libro è stato pubblicato nel 2000 e da allora anche l’Africa si è messa in movimento, tanti paesi hanno conosciuto un grande sviluppo economico e come ogni sviluppo economico che si rispetti c’è chi ne ha beneficiato e chi no. Il 1 gennaio oltretutto, in totale sordina, è entrato in vigore il Trattato di Libero Commercio Continentale Africano firmato da tutti gli stati africani ad eccezione dell’Eritrea. Che cos’è? Un trattato che regola l’apertura delle frontiere e la creazione di un’area di libero scambio fra i paesi africani. Ricorda qualcosa?