Dopo aver divagato tra questioni di portata storica mondiale come l’elezione di Mandela e di portata storica personale come le mie prime amicizie in terra straniera, torno sulla scuola.
Diversamente dall’Italia la scuola primaria durava sette anni e fino all’anno della mia partenza incluso era così divisa: grade 1, grade 2, standard 1, 2, 3, 4, 5. A partire dall’anno scolastico 1997 la denominazione sarebbe cambiata in grade dall’1 al 7. Molto severamente sii poteva bocciare anche alle elementari, forse in prima no ma dalla seconda sicuramente sì.
Il mio primo anno scolastico sudafricano cominciò in grade 2 e la mia maestra fu Mrs Chamberlain, una donnona con capelli grigi e tanta pazienza. Ho ricordi molto vaghi su cosa facessimo in classe. Di sicuro ci esercitavamo a scrivere in corsivo e ordinatamente (cosa in cui non ero un granché), poi venivamo divisi in gruppi di lettura di libri ad alta voce a seconda del nostro livello e, nonostante non parlassi una parola d’inglese al mio arrivo, ci misi poco a salire nei gruppi più capaci. Di sicuro studiavamo matematica e scoprii che la matematica non era uguale in tutti i paesi: a Johannesburg le divisioni si facevano con un altro sistema. Che studiassimo matematica me lo ricordo bene perché ad un certo punto Mrs Chamberlain convocò i miei genitori per comunicare loro che probabilmente la matematica che avevo studiato in prima elementare in Italia era più avanzata e che ero troppo avanti rispetto ai miei compagni di classe. Si era quindi messa d’accordo con l’insegnante di standard 1 per farmi partecipare alle sue lezioni di matematica. A metà anno scolastico decise che ormai avevo colmato il gap linguistico e che potevo passare alla classe successiva anche per tutte le altre materie.
Mia sorella ebbe il tempo di frequentare solo il grade 1 e posso dire con certezza che non aveva niente a che fare con la nostra prima elementare. Probabilmente era più un anno di transizione tra il kindergarten e le elementari.

Nella didascalia della foto a corredo del post in cui parlavo della divisa scolastica ho fatto riferimento a un distintivo: trattasi di un distintivo di merito. Era una spilla a forma di scudo con sopra scritto “merit” e veniva assegnato settimanalmente allo studente della classe che si era più distinto. La spilla veniva portava sul colletto del vestito o della camicia per tutta la settimana successiva. Era ovviamente motivo di grande orgoglio!
Eravamo divisi in “case” a seconda del nostro luogo di residenza (o cognome, non ricordo bene) e ad ogni casa erano associati il nome di un uccello e un colore. Il meccanismo delle case era simile, ancora una volta, a quello di Harry Potter. Io ero nella casa Rooibekkie, colore rosso (come la radice rooi potrebbe far intuire e l’uccello era l’astrilde di Sant’Elena). Le altre case erano Hoopoe (upupa, arancione), Kiewietjie (pavoncella coronata, verde), Sakabula (vedova codalunga, blu) e Tintinkie (cistica, giallo). La competizione si espletava tramite gare sportive ma soprattutto attraverso i risultati scolastici: i voti e gli attributi di merito contribuivano al punteggio di ogni casa e a fine anno c’era il conteggio.

L’anno scolastico non era diviso in due quadrimestri bensì in quattro trimestri alla fine dei quali veniva consegnata una pagella. I voti erano in una scala da 0 a 100 a loro volta divisa in fasce a cui si attribuiva una lettera. Una votazione da 90 a 100 corrispondeva a una A+, da 80 a 89 dava una A e così via. A giudicare dalla mia pagella di Std 2 faticavo molto in Afrikaans sempre e nel terzo trimestre in generale, credo che la mia pagella di Std 3 fosse un pochino migliore comunque. Detto questo, ero pur sempre una bambina che per i primi 8 anni della sua vita aveva parlato esclusivamente in italiano.

A fine anno si teneva anche la cerimonia del prize giving. I bambini che avevano ottenuto i risultati scolastici più meritevoli ricevevano un invito da portare ai genitori che dava loro diritto a due posti nella hall (che per l’occasione era munita di sedie) la sera della premiazione. La cerimonia si svolgeva così: i premiati stavano nelle prime file divisi per classe, dietro tutti i genitori. Il preside chiamava tutti i premiati uno alla volta e consegnava un certificato di merito. Quando arrivava il turno della propria classe ci disponevamo in ordine alfabetico sulle scalette di destra di accesso al palco, rigorosamente in divisa scolastica, alla lettura del nome salivamo, ci veniva consegnato il nostro certificato, attraversavamo il palco, scendevamo dalle scalette opposte, tornavamo a sedere. Era ovviamente una cosa molto noiosa, eravamo 24 classi se non ricordo male. Sicuramente non di meno, forse qualcosa di più.
Per i curiosi: ho partecipato alla cerimonia tutti e tre gli anni.