Ci sono album che rappresentano delle certezze, quelli che in più o meno qualunque momento della vita premi play sai che non ti deluderanno, Darkness on the edge of town per me è uno di quelli.

In Darkness ci sono le chitarre, ci sono la cupezza e la rabbia della disputa con il suo ex manager Mike Appel, c’è il pianoforte di Roy Bittan che in Racing in the street fa miracoli, c’è uno degli assoli più fulminanti del rock in Candy’s Room, c’è una coesione tale nei temi e nei suoni che Springsteen si permise di tenere fuori dall’album un pezzo come Because the night decidendo di donarlo a Patti Smith perché in Darkness sarebbe stato fuori contesto.

Darkness on the edge of town è un album coerente, dolente, tagliente e potente allo stesso tempo. Le storie che Springsteen racconta non sono più quelle immaginifiche dei primi album ma diventano adulte e iniziano ad essere quelle che lo hanno reso il grande cantastorie del sogno americano.

Darkness on the edge of town è uno degli album che mi porterei sulla famosa isola deserta su cui tutti facciamo ipotesi e nessuno mai va.

Canzoni preferite: Badlands, Candy’s Room, Racing in the Street, Streets of fire, Darkness on the edge of town

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