Fin da quando sono nata la mia famiglia è stata economicamente precaria prima che la precarietà andasse di moda. In tutti i miei primi 8 anni di vita sarò stata forse due volte al cinema e tre al ristorante, all’improvviso mi trovai in un paese in cui non solo vi erano cose che non avevo mai visto prima ma erano pure a portata di mano e di portafoglio.

Intanto tutto era enorme, a partire dal Boeing 747 con cui eravamo arrivati. Poi gli orizzonti non avevano niente a che fare con la Firenze incastonata tra l’Appennino e i dolci declivi del Chianti. Se ci penso ora è curioso perché anche gli altri due luoghi oltre Firenze che conoscevo, Bricherasio e Stintino, si trovavano o ai piedi delle Alpi o di fronte a un’isola più piccola che tagliava l’orizzonte. Il Sudafrica invece era la terra dei grandi spazi e dei grandi tutto.

Quando arrivammo mancava un mese a Natale e fu strabiliante vedere le luminarie del centro città, così grandi, così luminose, così kitsch avrei detto ora coi Babbi Natale e le renne colorati, chiaramente figli di una tradizione che non era quella autoctona in cui le renne non c’erano neanche in inverno. Però Marta ed io ne eravamo rapite e tutti gli anni sotto Natale chiedevamo a nostro padre di portarci a vedere le luminarie del centro. 

Il centro di Johannesburg era quanto di più lontano dalla culla del Rinascimento potesse esserci. Coi suoi alti grattacieli era più simile a una città statunitense che a un qualunque centro città italiano. Era una città che aveva poco più di un secolo di vita ma benché fosse stata fondata esattamente nello stesso anno di Stintino, il 1886, non potevano essere più diverse. Il motivo ovviamente era nelle basi che avevano portato degli esseri umani a costruire lì. Stintino era un paese di pescatori, a Johannesburg invece era stato scoperto l’oro, però lo stesso un po’ mi stupiva la differenza di sviluppo ma molto mi beavo nell’età coincidente di due città che per me erano così importanti. Due città fondate peraltro esattamente cento anni prima della mia nascita.

A me Johannesburg pareva il centro del mondo e se non del mondo, di sicuro del Sudafrica. Non mi capacitavo di come potesse non essere la capitale del paese. Era il polo economico, finanziario e bancario, da lì Nelson Mandela aveva condotto la sua battaglia per la libertà prima di essere incarcerato. Perché non era la capitale? E dire che aveva anche delle chance.

In un paese diviso da undici lingue ufficiali e un passato di segregazione, pure le capitali erano divise ma nessuna delle tre capitali si trovava a Johannesburg. La capitale amministrativa si trovava infatti a Pretoria, una sessantina di chilometri a nord di Johannesburg, quella legislativa a Cape Town e quella giudiziaria a Bloemfontein in quello che ai miei occhi era il centro del nulla, ma a Johannesburg ufficialmente non c’era niente. 

Solo l’oro.

Lascia un commento