8 dicembre 2001, un sabato invernale limpido ma gelido, avevo appena partecipato a una manifestazione. Entrai in un negozio di dischi e ne uscii con uno degli esordi più toccanti di tutti i tempi: Grace di Jeff Buckley.

E’ un album intenso, perfetto nei suoni, elegante, raffinato, in cui Jeff Buckley ha preso la rabbia del grunge e l’ha mischiata col jazz, con la musica tradizionale, con il cantautorato, con gli accordi strani, con una voce morbida, suadente, rilassante, e potente creando un album omogeneo, di quelli che pigi play e ti lasci risucchiare da un mondo altro, un bagno di notte sotto un cielo stellato, magari anche da soli che si fa meno rumore. Grace è un album talmente perfetto da essere pure senza spocchia.

Quando ci sono da fare le liste degli album da isola deserta, nella mia questo non manca mai.

Consigliato per chi vuole farsi cullare per un’ora o quasi in un totale stato di grazia, Grace per l’appunto.

Canzoni preferite: Grace, Lover you should’ve come over, Dream Brother

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