Cinque anni fa andai a sentire Mark Lanegan in concerto al Teatro Metastasio di Prato. Il concerto era aperto dai set rispettivamente del bassista e del chitarrista che lo accompagnavano in quel tour, questo quel che ne scrissi all’epoca: “Chitarra e voce per entrambi, dolenti come le oscurità dell’America profonda sanno essere. Bravi ma con qualcosa che manca per invogliare a dedicargli attenzione oltre a questo concerto”.
Quattro anni dopo, complice una storia Instagram di un’amica appassionata di Rocco Schiavone, mi sono imbattuta in “Heavy love”, album che uno dei due musicisti di Lanegan stava promuovendo in quel tour. Intanto il suo autore, Duke Garwood (il chitarrista), non è americano bensì inglese e a quell’album ho ora dedicato attenzione. Ai fan di Rocco Schiavone sarà nota la terza traccia, “Burning seas”, sigla della serie televisiva in questione ma all’intero album vale la pena dedicare più di un ascolto.
La voce di Garwood, così come quella di Mark Lanegan con cui ha collaborato in varie occasioni, è uno strumento capace di creare un mondo da sé. Acustico, cupo, perfetto per serate in penombra che richiedono suoni non troppo martellanti.
Consigliato per chi ha voglia di mettersi sul divano una sera di autunno mentre magari fuori piove con qualcosa di caldo nella tazza e un viaggio malinconico dentro gli occhi.
Canzoni preferite: Burning seas, Sweet Wine