Dopo i consueti giorni di assestamento approfitto di una giornata in cui il mio corpo sembra non volerne sapere di attivarsi per prendermi il tempo di scrivere. Niente di grave, giusto il pegno mensile da pagare alla sostanziale gioia di essere nata donna che, combinato con una giornata grigia, mi ha un po’ sconvolta. La notizia è sostanzialmente poco interessante ma mi permette di dire due cose: la prima è che in generale il tempo è un po’ infelice, la pioggia è arrivata solo oggi in realtà ma da quando sono in Occitania c’è un gran vento freddo che fa pensare più alla fine dell’inverno che all’imminente primavera. La seconda cosa che posso dire è che la parola (o frase) d’ordine di questo Workaway è: tu fais ce que tu veux, fai quello che vuoi. Quindi di fatto posso svegliarmi quando voglio, il lavoro non è particolarmente duro, a cena il vino è buono e abbondante. Una sorta di vacanza insomma. Ma riprendo da dove avevo lasciato, sul treno che da Moulins mi portava a Lyon. In realtà non è che sia successo tanto dopo che ho chiuso il post precedente, semplicemente che non ho potuto verificare lo stato del bagno dello scompartimento in cui ero perché verso la fine del viaggio era… non utilizzabile! In generale però una cosa che ho notato in queste prime due settimane francesi è la costante presenza di bagni pubblici e gratuiti nelle città. In generale sono toilette in cui dopo 15 minuti viene effettuato un lavaggio automatico e non sono particolarmente eleganti ma se non altro levano dall’imbarazzo di doversi sentir guardati male perché si è entrati in un bar non per consumare ma per liberarsi di fisiologici fastidi. Alla stazione di Lyon Perrache dove sono scesa invece il bagno era a pagamento (anche se mi par di aver capito che ci fossero pure dei bagni gratuiti) e l’obolo di un euro poteva essere anche comodamente lasciato tramite carta di credito, niente a che vedere col mio dar fondo a tutti i centesimi del portafoglio, entrare in un bar della stazione di Genova, chiedere se la barista poteva cambiarmi un pezzo da 50 euro perché non arrivavo all’euro, sentirmi dire ridendo che vabbè che era genovese ma se le davo i miei 93 centesimi mi poteva dare tranquillamente l’euro per il bagno. Sono sciocchezze (ma mica tanto) e credo che la civiltà di un paese dipenda anche dalle piccole cose, come bagni pubblici gratuiti e sufficientemente puliti, mica da poterci effettuare operazioni chirurgiche, ma nei limiti della decenza sì. Visto che sono in tema di civiltà e decenza, altro piccolo aspetto che già conoscevo della Francia ma che fa sempre bene ripetere: l’acqua del rubinetto gratuita (e obbligatoria) nei ristoranti. Ah la gioia di entrare in un ristorante e sapere che quel prezioso euro e cinquanta potrà essere investito in qualcos’altro anziché nell’acqua.

Ho già scritto un piccolo romanzo senza aver ancora detto niente del seguito, del viaggio nel silenzio totale del bus fino a Narbonne, del paesaggio che da verde tutto a un tratto si fa più aspro e mediterraneo, dell’autostrada affollata e scorrevole, dell’arrivo spaccando il secondo in un non luogo: una fermata buia con vista su centro commerciale. Nonostante non sapesse dove fosse la fermata e fosse andata un po’ a intuito, Sylvie era là. O dovrei dire Sylvie e il suo cane Milou (forse un barboncino nano? sono pessima con gli animali), diabetico e cieco.

Ora che riprendo a scrivere ho superato il mio sfasamento mattutino e ho fatto anche qualche lavoretto nel futuro giardino della casa. Mentre scavavo buche per estirpare piante di cui non restavano che le radici e qualche tronco scarno riflettevo su come questi incontri costringano ad abbandonare il cinismo, il giudizio frettoloso sulle persone e le loro vite perché per i giorni che seguiranno sarà la loro vita quella che farai e o ti adatti o devi cercarti un’altra sistemazione. Io sapevo che avrei trovato un cane di piccola taglia da portare a passeggio ma non sapevo che sarebbe stato definito le roi de la maison, il re della casa. Poiché è risaputo che io non sia una persona da animali l’affermazione mi ha un po’ fatto tribolare ma col passare dei giorni il suo effetto si è affievolito e, soprattutto, re ma fino a un certo punto, non c’è niente di morboso nel rapporto di Sylvie con Milou. E’ un animale con cui ha trascorso ormai dodici anni, ci interagisce, gli prepara della pasta che qui chiamano macaroni (come quelli del macaroni and cheese) e gli dà da mangiare sostanzialmente cibo commestibile anche per gli umani ma rimane un cane e fa tenerezza vederlo muoversi affidandosi unicamente al suo fiuto e al suo udito quando Sylvie lo chiama. Talmente tenerezza che persino io ho finito per fargli mangiare delle croste di formaggio direttamente dalle mie mani.

Lézignan-Corbières è una cittadina di circa undicimila abitanti situata nel sud-ovest della Francia, ma vicino alla costa mediterranea. Sylvie mi dice che si trova nel coin du vin, l’angolo del vino (e credo anche du vent, del vento ma la pronuncia delle due parole in francese è talmente simile e io talmente stanca quando me lo ha detto che potrebbe avermele dette entrambe senza che riconoscessi la differenze). I giorni successivi non mi aiuteranno a rispondermi poiché sperimenterò sia le raffiche di vento (sono presenti molte pale eoliche) sia vedrò coi miei occhi le distese di vigne nei dintorni. Distese talmente ampie che ormai l’offerta è talmente elevata rispetto alla domanda, che molti vignaioli hanno cambiato la destinazione d’uso dei loro terreni per renderli più remunerativi. Sylvie conosce bene i problemi dei vignaioli della zona perché uno dei suoi fratelli appartiene proprio alla categoria.

Se la scorsa settimana a volte mi pareva di rincorrere le mie ore libere, qua mi sembra di essere in vacanza con qualche occasionale lavoretto. Di fatto credo che per Sylvie il Workaway sia più un modo per mettere a disposizione le due stanze in più della sua casa e avere una mano senza troppo impegno che fare dei grossi lavori per cui paga già dei professionisti. Mi spiegava oggi che per lei sono fondamentali lo scambio culturale e la possibilità che chi viene da lei riesca anche a visitare e imparare qualcosa sennò è solo manodopera gratuita e lei, comunque, ha giusto bisogno di una collaborazione minima perché a dicembre è stata operata per la seconda volta all’anca e ancora non ha ripreso pienamente la mobilità, spostandosi con le stampelle e facendo uso di antidolorifici per sopportare il dolore. Quindi da quando sono qui ho spinto il carrello mentre facevamo la spesa, innaffiato qualche fiore, steso insieme a lei la biancheria, aperto e chiuso i portelloni della casa, estirpato un po’ d’erba, levato dello stucco colato sulle piastrelle della doccia, tendenzialmente lavato sempre i piatti. Per il resto mi sono sentita quasi una regina, accompagnata con la macchina a vedere i dintorni e fare due passi (proprio due) lungo il canal du Midi, un canale navigabile costruito per i commerci nel XVII secolo che, insieme al canale della Garonna, costituisce il canal des deux mers che collega l’oceano Atlantico di Bordeaux con il mar Mediterraneo di Sète. Oppure a Le Somail, visto in questa stagione poche case, un ponte, un vecchio porto, un ristorante e una libreria con cinquantamila volumi usati in buone condizioni e ben ordinati pronti per la vendita ma altrimenti vibrante centro turistico della zona, pieno di inglesi e di ciclisti che durante la bella stagione invadono questa terra prevalentemente piatta su cui spuntano talvolta delle protuberanze più elevate su cui sono stati costruiti torri o piccoli villaggi.

Gli inglesi in Francia sono un po’ una costante ma a causa di Brexit molti hanno cominciato a vendere le loro case. Ciò per cui si fanno maggiormente notare però, a quanto pare, è la loro pressoché totale incapacità di comunicare in francese nonostante trascorrano le vacanze nel paese anche da vent’anni.

Ovviamente avrei altro da scrivere, non ho detto quasi niente della mia host e in questi giorni ho avuto modo anche di visitare sia Narbonne che la vicina Carcassonne, ma l’ora è tarda e credo di aver già scritto abbastanza. Nei prossimi giorni troverò sicuramente il modo di aggiungere un nuovo post di altre considerazioni e notizie sui luoghi che mi circondano. Ho ovviamente ben evidente il privilegio di poter fare questo viaggio quando a poche migliaia di chilometri da me infuria una guerra per me incomprensibile che mi lascia sbigottita e preoccupata, sia per le persone che conosco che vi sono coinvolte, sia per quel che vuol dire una guerra in un mondo globalizzato come il nostro.

Indizio sulla professione della mia host

Un pensiero riguardo “Le coeur ouvert à l’inconnu / 4

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