Poco più di un mese fa stavo approfittando della deroga sullo stato di necessità per andare a prendere mia sorella all’aeroporto di Linate. Ero da poco salita in autostrada con la radio accesa e finalmente, pensai tra me e me, stava passando una canzone con un po’ di sostanza cruda e granitica quasi. Ero un po’ stufa di canzoni belle ma rileccate o belle ma quasi evanescenti. Non mi ha stupito quindi sapere che il pezzo risaliva al 1992, una vita fa insomma.

Il pezzo in questione era Shadow of the season, canzone di apertura di Sweet Oblivion, il sesto album degli Screaming Trees. Sweet Oblivion è pieno di sostanza, di chitarre grasse e melodie che cantate da Mark Lanegan hanno per forza di cose la sincerità e la verità tatuate in ogni nota. Ora, io ho un bias positivo nei confronti di più o meno qualunque cosa venga cantata da Mark Lanegan ma mentre ascoltavo Shadow of the season alla radio è stato come se qualcuno mi avesse ricordato che nella vita c’erano tutta un’altra serie di sfumature fuori dalla bolla a basso consumo energetico che era stata il 2020.

Consigliato per chi vuole lasciarsi trasportare con vigore fondamentalmente ad inizio anni ’90. Per chi in quegli anni o poco dopo è cresciuto con quella musica è anche un piacevole memorandum di molto di ciò che si è stati.

Canzoni preferite: Sweet Oblivion, Dollar Bill, More or Less, Troubled Times

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