Devo la lettura de La polvere dei sogni a una lunga chiacchierata con i librai della mia libreria indipendente di fiducia. Pur essendo l’autore sudafricano e pur essendo il romanzo ambientato in giorni che ho vissuto in prima persona, non ne avevo mai sentito parlare.
Da dieci anni Kristien è fuggita a Londra, nei concitati mesi precedenti le prime elezioni libere del Sudafrica nel 1994 qualcuno dà fuoco alla casa della sua amata nonna. E’ lei, Ouma Kristina, che la prega di tornare per raccogliere le storie della sua famiglia prima di morire, rinsecchita dai suoi oltre cento anni e bruciacchiata dall’incendio. A Ouma Kristina non può dire no e così Kristien giunge nella immaginaria città di Outeniqua (probabilmente la esistente Oudtshoorn) dove prima di affrontare il suo futuro, Kristien dovrà fare i conti col passato.
Nella narrazione si intrecciano il presente di dinamiche quotidiane, una sorella che ha rinunciato alla sua vita e un cognato espressione della mascolinità più tossica, la paura della comunità afrikaaner di fronte a immaginate rappresaglie post voto e l’ottimismo palpabile all’interno invece dell’ANC. Ma la vera forza de La polvere dei sogni sta nei racconti di Ouma Kristina, nel dipanarsi di una storia familiare in cui gli uomini sono stati poco più che orpelli o al massimo incidenti di percorso, dove tra realtà ed immaginazione le donne hanno portato il peso e le ali di questa famiglia piena di storie e di segreti.
E’ in questi racconti che le tragedie diventano poesia e i drammi diventano espressione di una forza, quella femminile, che ben più di quella maschile porta avanti il mondo.
Consigliato per gli amanti delle narrazioni intense, per chi riesce a prendere i sogni sul serio e non ha bisogno che tutto ciò che viene raccontato sia verosimile.