Il problema di libri come Ohio è che dopo diventa molto difficile scegliere un libro in grado di sostenerne il peso. Non è un caso che abbia momentaneamente riposto il romanzo che avevo scelto per dedicarmi a un saggio, “Corpo felice” di Dacia Maraini.

Il libro è recente, è uscito nel 2018, ma prende le mosse dall’aborto spontaneo al settimo mese di una complicata gravidanza avuto dall’autrice all’inizio degli anni Sessanta. La Maraini si immagina allora di parlare con questo figlio mai nato, così come faceva nei lunghi mesi allettata in attesa di un parto che non sarebbe mai avvenuto.

Nel libro Perdu (diminutivo di Perduto, come il figlio) nasce e cresce, confrontandosi con l’universo femminile. Parte da qui la Maraini per fare un viaggio nella cultura patriarcale del mondo per dimostrare come la condizione della donna sia in realtà una questione puramente culturale, figlia di una storia che ha fatto credere ad ogni donna di doversi conformare all’idea che gli uomini avessero di lei dimenticandosi quali fossero i suoi desideri.

Il libro è ben scritto e puntuale, rigoroso e pacato, forse avrei preferito più esempi di come la cultura patriarcale abbia permeato il mondo creando una visione della donna subalterna e totalmente falsata e come le donne stesse (tra cui io per prima) hanno dovuto faticare per scrollarsi di dosso questa sensazione di non essere mai abbastanza. Ma per chi? Non rientra tra i miei testi imprescindibili, forse il continuo rivolgersi a Perdu mi ha infastidito, però la lettura è godibile e presenta degli spunti di riflessione validi.

Consigliato per chi vuole aggiungere una ulteriore disamina alle versioni distorte delle donne nella storia.

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