Ognuno ha i suoi paesi del cuore, quelli per cui conserva un nostalgico struggimento o un affetto quasi familiare. Per me uno di quei paesi è l’Albania. Appartengo alla generazione di quelli che ad un certo punto hanno iniziato a trovarsi sempre più compagni di classe albanesi ma, a parte questo, dell’Albania non ho mai saputo pressoché niente finché non ci sono stata nel 2012* e finché non ho ascoltato le varie storie raccontatemi da Sergio Staino a proposito della sua militanza nei marxisti-leninisti che con l’Albania di Enver Hoxha mantenevano saldi rapporti. Non è stato quindi così insolito dedicarmi alla lettura del memoir di Lea Ypi Free. Coming of age at the end of history. **
Lea Ypi ha 11 anni quando nel 1990 in Albania si tengono le prime elezioni in nome del pluralismo. Fino ad allora è cresciuta in uno stato dittatorialmente socialista, chiuso, ateo, in cui i proprietari privati erano stati espropriati e cacciati nei bassifondi di una scala sociale che, benché si dicesse egualitaria, faceva delle biografie personali dei propri cittadini un parametro per decidere delle loro vite. Questo concetto di biografia accompagnerà la piccola Lea per tutta la sua infanzia, seppure nella nebbia dettata dalla reticenza dei familiari nello spiegare in che misura la loro biografia fosse tale. E’ solo nel 1990 con la caduta della dittatura che l’autrice metterà insieme i pezzi del puzzle che aveva raccolto confusamente negli anni.
Il libro è interessante perché con un ritmo molto veloce e scorrevole riesce a cogliere perfettamente lo spirito di una bambina prima e di un’adolescente poi ma anche quello di un paese in un momento storico così particolare come quello della transizione a tratti drammatica dalla dittatura alla libertà con tutto ciò che ne consegue. Free. Coming of age at the end of history è istruttivo, profondo, toccante, fonte di tante piccole riflessioni su noi stessi, sul nostro mondo, sulla politica, sulla militanza e sul concetto di libertà, ed è tutto ciò con la leggerezza che permette di imparare senza annoiare.
Quando sono entrata nella libreria di Londra in cui l’ho comprato (era il regalo di Natale per mio padre) la commessa che mi ha aiutato a cercarlo tra gli scaffali lo aveva appena finito di leggere e lo aveva definito “Absolutely brilliant”. Dopo averlo letteralmente divorato non posso che confermare il suo parere. Purtroppo ad ora non ne esiste un’edizione italiana ma un po’ è scritto in un inglese molto scorrevole e ben leggibile, un po’ mi auguro che venga tradotto e distribuito al più presto perché sarebbe un peccato perderselo.
Consigliato per chi vuole un libro che insegni come un saggio ma che appassioni come un romanzo.
* Cliccando qui si trova un resoconto sintetico (almeno per i miei standard) su quel viaggio.
** Forse dovrei specificare anche che il marito di Lea Ypi è stato il relatore di tesi di mia sorella alla London School of Economics e che mia sorella ha tradotto alcune parti di un altro libro di Lea.
