Call my agent

Sono talmente indietro nello scrivere due parole sulla produzione Netflix Call my agent (per i francesi Dix pour cent) che neanche ricordo come mai abbia deciso di guardarla. Consiglio di qualcuno? Lettura di articolo? Scroll sulla home page di Netflix e volontà di recuperare il mio francese perduto? Non saprei dire con certezza, quel che so invece è che da tempo non mi trovavo al cospetto di un programma in grado di bilanciare così bene divertimento e struttura narrativa.

In breve: le dinamiche di un’agenzia di attori a Parigi tra amori, tradimenti e, soprattutto, dei camei di veri attori che si prestano a farsi prendere in giro in situazioni talvolta paradossali ma senza mai scadere nel banale e, anche quando sono palesemente surreali e farsesche, risultando ancora credibili ai fini della storia. Al di là della scrittura brillante, dell’umorismo caustico, è divertente il modo in cui attori reali (Isabelle Huppert, Monica Bellucci, Jean Réno, Isabelle Adjani, Sigourney Weaver per dirne alcuni) si prestano ad impersonare se stessi con tutta la loro schiera di pretese attoriali e fragilità umane. Il tutto mentre chi guarda partecipa delle vite dei protagonisti, dei loro successi o fallimenti, dei loro amori, delle loro ambizioni.

In definitiva Call my agent è un atto d’amore nei confronti del mondo del cinema, del teatro, della televisione, degli attori e, come tutti gli atti d’amore, è in grado di coglierne anche i difetti ma senza mai dimenticare il sentimento iniziale.

Consigliato per chi cerca una serie brillante, recitata benissimo, calata nel suo tempo, in grado di appassionare con le storie dei protagonisti e divertire con le differenti situazioni che gli agenti si trovano a dover sbrogliare puntata dopo puntata. Per me imperdibile.